Prima di entrare in carcere pensavo che all’interno non esistessero una biblioteca o una scuola, pensavo al “dentro” come a un mondo privo di cultura, ma non era così, anche in questo caso esiste la possibilità di scegliere come costruirsi il proprio futuro.
La differenza tra il dentro e il fuori c’è sempre stata. Per quanto riguarda le varie attività che i detenuti svolgono nel mese di agosto penso che questo sia il mese più lungo dell’anno, tutte le attività vengono sospese o almeno rallentano dal loro corso ordinario, per carenze di personale o sospensione delle stesse.
Il carcere in tempo di coronavirus. Un tempo difficile e inaspettato, questo. Un tempo in cui i limiti delle scelte politiche si sentono e si vedono senza ombre: spesso abbiamo scritto del sovraffollamento, tanto da risultare noiosi a noi stessi, spesso abbiamo scritto della necessità di una riforma che vada verso il reinserimento il prima possibile, ma quasi nulla cambia, lentamente tutto peggiora in ossequio a paure create ad arte.
Mensilmente, più precisamente ogni terzo mercoledì del mese corrente, presso il laboratorio di Eta Beta interno al carcere Lorusso e Cutugno di Torino si aprono le porte della redazione ai detenuti del padiglione E.
Il colloquio in carcere per i detenuti e un giorno, un’ora speciale, l’unico momento in cui ti scordi di questo posto, anche se davanti agli occhi hai sempre le sbarre, le porte di ferro blindate e gli agenti in primo piano a controllarti, per vedere se dai un abbraccio o fai una carezza di troppo.
Ci sono circa 35° e sono ancora le 10:00 di mattina quando mi reco presso la sala (centrale) per incontrare i miei cari. Incontro altra gente, sono tutti vestiti eleganti e mentre avanzo, mi rendo conto che il giardino e rigoglioso e ben curato. D’altronde il verde nelle ville deve essere sempre così, al contrario nessuno prenoterebbe per trascorrere una giornata all’aria aperta come quella che trascorrerò io con i miei cari.